venerdì 12 gennaio 2018

Nell'attesa estrema d'un volo


Silenzio, come un drappo,
a celar ferite
che neanche la morte potrà guarire.

Silenzio, come un bacio,
l'ultimo, e già lo sai
quando lo dai.

Silenzio intriso d'urla
in mute labbra.

In pallido volto,
l'ombra dei solchi
di perduti giorni
su spiagge senza ritorni.

Mi resta il mare
tra le rive e un sogno,
soffici riflessi in ferme acque
di terre da riporto,
ove orme aliene si mescolano
e si confondono nell'ieri.

Mentre affastellati raggi,
come spighe mature,
m'affollano le braccia,
bevo inganni notturni
tra stridii della pennuta amica
che canta la notte
senza interrompermi la voce.

Mi resta il gesto in mano
e un calice vuoto.

Nell'attesa estrema d'un volo.
2014 © Grazia Longo

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