L'orrore vero sarà
dimenticare il dolore
-rinnegarlo-
dopo la morte
senza una resurrezione,
in un'orgia d'eccessi
senza senso.
Solo per fare rumore.
Tornano
milioni d'automi
che annegano
in un "noi"
fittizio e stantio
sempre pronto nel cassetto
quando serve il branco
perché esser da soli
non conviene.
Imago d'altri tempi
senza occhi,
senza orecchie,
senza odori,
a tratti, baluginano
dallo schermo acceso
sulla tenebra che acceca.
Parole vacue senza musica
a cancellare il silenzio
assordante dell'anima.
Eppure ho visto
tante anime
lasciar il sarcofago
della carne lacera
senza una mano
da stringere
senza una lacrima
da asciugare
senza una carezza,
-un sorriso-
a lenir quel salto
vertiginoso e osceno
del non ritorno
del mai più.
L'ho visto
quando non era vietato farlo,
ma avevano dimenticato
(o non l'hanno mai saputo?)
come si faceva.
L'ho fatto io
-ch'ero in fondo alla lista-
al posto loro,
intenti a fare di conto.
Sarà troppo facile,
lo so,
per chi ci è avvezzo,
ricadere nel baccanale
della celebrazione del nulla
con maschere più dimesse, forse, ma ugualmente inerti
in una spasmodica rincorsa
per cancellare il vuoto
di sopravvivere, ahimè,
a se stessi.
-Che è la vera morte-
1 Aprile 2020
In un letto vuoto
l'anima si rotola
tra le coperte malate
d'un inverno andato
e le lenzuola intrise
di ciò che non fu.
E mai più sarà.
Avvolta in una falsa
prima-vera.
© Grazia Longo
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