Ah, Narciso,
che stai a rimirarti
nel tuo immoto stagno.
Instancabile, insaziabile
ti cibi ingordo
della tua immagine riflessa.
Io non sarò Eco
a morir nelle tue parole,
né la bella cortigiana
a celebrar la tua vanagloria.
Giammai accetterò
i tuoi sorrisi di plastica,
né mi farò incantare
dalla paccottiglia
delle tue false parole.
Sarò lo specchio
del tuo vertiginoso vuoto.
Forse t'amerò,
o Narciso,
un giorno, ma da morto,
quando sarai diventato
un piccolo, effimero fiore
e sentirò da lontano
il tuo bianco odore!
© Grazia Longo
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