Silenzio, come un drappo
a celar ferite che neanche
la morte potrà guarire
Silenzio, come un bacio,
l'ultimo, e già lo sai
quando lo dai
Silenzio, intriso d'urla
in mute labbra
In pallido volto
l'ombra dei solchi
di perduti giorni
su spiagge senza ritorni
Mi resta il mare
tra le rive e un sogno
soffici riflessi in ferme acque
di terre da riporto
ove orme aliene si mescolano
e si confondono nell'ieri.
Mentre affastellati raggi,
come spighe mature
m'affollano le braccia,
bevo inganni notturni
tra stridii della pennuta amica
che canta la notte
senza interrompermi la voce.
Mi resta il gesto, in mano,
e un calice vuoto
nell'attesa estrema d'un volo.
© Grazia Longo
Gennaio 2014
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