mercoledì 13 novembre 2013

"La Bambola di gomma."

Questo è il mio modesto tributo a tutte quelle donne profondamente ferite nella loro femminilità e barbaramente violate nel loro essere donna a 360°, facendo una cosa "normale".
"Come sfregiare impunemente l'anima, senza far alcun rumore.  Anche questa è violenza. Così si uccide l’amore."

"La Bambola di gomma."
Racconto breve inedito di Grazia Longo©2009
- tutti i diritti riservati-

L'aveva presa quasi con la forza, quella volta.. Sicuramente in modo subdolo e ineluttabile. D'altronde erano sposati. Era un diritto, no? Una cosa era certa, si trovavano in una condizione in cui lei non poteva rifiutarsi. C'erano i figli, nella stanza accanto, la parete di divisione era sottilissima, in quell'albergo di montagna. E la porta che divideva le due stanze attigue era senza chiave. I bambini di là erano eccitati, si sentivano vociare allegramente dopo una giornata passata sulle piste da sci, mentre si preparavano per la cena. Lui consumò in fretta, (lei, non la cena!), senza neanche guardarla negli occhi. Approfittò della situazione. Lo fece in un modo più disgustoso del solito. In realtà, si masturbò, con il corpo di lei. Né più e né meno di come si fa con una bambola gonfiabile. E altrettanto disgustosamente si staccò da lei. Si rivestì con cura, senza degnarla, neanche dopo, di uno sguardo … Eppure lei, era di una bellezza sconvolgente, in quel momento poi, era sexy da impazzire, con le chiome scomposte e con quella sua nudità vinta, disarmante come non mai. Ora la sua bellezza era addirittura commovente. Lui si limitò a dire, col tono melenso di un becchino che fa le condoglianze: “E’ tardi … ci stanno aspettando per la cena, io vado, vedi di sbrigarti e raggiungimi giù al più presto, con i bambini”. Poi, fischiettando in sordina, si accinse a scendere al piano ristorante, con l'aria di chi aveva semplicemente consumato un aperitivo in camera. Lei, s’infilò la vestaglia senza allacciarla, la chiuse incrociando le braccia come in un abbraccio struggente a se stessa e si tastò il corpo, come se non fosse il suo.. Si sentiva di gomma, completamente anestetizzata, e anche il pavimento sotto i suoi piedi nudi sembrava inconsistente, come se stesse camminando su soffice ovatta. Solo il suo stomaco sembrava vivo. Una sensazione violenta di nausea, dalle visceri, in un attimo, le corse fino in gola. Era in uno stato di estraniamento indescrivibile, le sembrava quasi di vedersi dal di fuori, come se stesse assistendo alla scena d’un film. Poi senti il sangue martellarle le tempie, un brontolio sordo venire dal profondo dell’anima, un ribollire di lava incandescente in ogni sua fibra. Eppure non batté ciglio, non mosse neanche un muscolo, con il viso immobile, come fosse una maschera di cera, sibilò a denti stretti: " Questa è l'ultima volta”. Poi i suoi splendidi occhi di giada, divennero due fessure e, per la prima volta, lasciarono passare un lampo d'odio. Lui non badò a nulla, stava già chiudendo la porta alle sue spalle. Non ebbe alcuna esitazione, come se non avesse neanche sentito. Come se lei non avesse nemmeno parlato. Le bambole di gomma, si sa, non parlano, non pensano, non sognano, non respirano, non amano e non sentono dolore.

Da: "L'amore è un'altra cosa"
by © 2009Grazia Longo

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