♥
Canto per non morire
in giorni senza speranza
e vivo in notti senza giorni.
Canto per non restare
senza gocce di rugiada
sui petali dell’avvenire
quando il sole s’innamora del mare
e i gabbiani assonnati e affamati
tentano i primi voli radenti
tra lo scintillio rosato di Eos
e l’oro del lucente carro di Elios
Canto per non annegare
nel freddo delle convenzioni
che tolgono respiro al fiato
Canto con un flauto rudimentale
e la mia voce roca
in un ramo nodoso, scavato, bucato
regala dolci suoni
ma anche stride
e poi scivola
sul pavimento asettico di linoleum
delle tue arterie di ciclopico atleta.
Canto danzando, a piedi nudi,
lontano dai tuoi trampoli d'equilibrista nano.
Canto con un coltello conficcato nella mia schiena
e la mia lancia acuminata infissa
nella plastica delle tue ambizioni
d’inconsistente progresso
da dove spero sgorghi, prima o poi,
-sangue vivo-
e lordi
con la sua rutilante vischiosità
e il suo sapore rugginoso
-dolce e acre-
il sagrato intatto d’apparenza fatua,
i tuoi freddi cristalli di ipocrisia
e le sontuose cattedrali di lustri marmi
costruite su poltiglia d’ossa e fango umano.
Canto in una blasfemia di cielo.
Canto per me e anche per te.
(inedita)
Copyright©luglio2012 Grazia Longo
Canto per non morire
in giorni senza speranza
e vivo in notti senza giorni.
Canto per non restare
senza gocce di rugiada
sui petali dell’avvenire
quando il sole s’innamora del mare
e i gabbiani assonnati e affamati
tentano i primi voli radenti
tra lo scintillio rosato di Eos
e l’oro del lucente carro di Elios
Canto per non annegare
nel freddo delle convenzioni
che tolgono respiro al fiato
Canto con un flauto rudimentale
e la mia voce roca
in un ramo nodoso, scavato, bucato
regala dolci suoni
ma anche stride
e poi scivola
sul pavimento asettico di linoleum
delle tue arterie di ciclopico atleta.
Canto danzando, a piedi nudi,
lontano dai tuoi trampoli d'equilibrista nano.
Canto con un coltello conficcato nella mia schiena
e la mia lancia acuminata infissa
nella plastica delle tue ambizioni
d’inconsistente progresso
da dove spero sgorghi, prima o poi,
-sangue vivo-
e lordi
con la sua rutilante vischiosità
e il suo sapore rugginoso
-dolce e acre-
il sagrato intatto d’apparenza fatua,
i tuoi freddi cristalli di ipocrisia
e le sontuose cattedrali di lustri marmi
costruite su poltiglia d’ossa e fango umano.
Canto in una blasfemia di cielo.
Canto per me e anche per te.
(inedita)
Copyright©luglio2012 Grazia Longo
Nessun commento:
Posta un commento