mercoledì 1 settembre 2010


Una storia d'amore e d'odio, di genio e di follia, d'inferno e paradiso, di vita e di morte ...

Un'altra triste, sconvolgente storia di donna.

Alla fine del secolo scorso, Camille, una ragazza di diciassette anni, per quanto potesse essere scandaloso ed inconcepibile nell'asfittico mondo imbevuto dal perbenismo maschilista ottocentesco, decide di diventare scultrice, a tutti i costi, e si lancia, con impeto e coraggio, nell'avventura, andando incontro, come donna e come artista, a un destino crudele.

Incontra Auguste Rodin, famoso e affermato scultore, che la prenderà, prima come allieva, e poco dopo, come amante. Seguono quindici anni di appassionata e tempestosa relazione, dalla quale Camille uscirà sconvolta e vinta, nell’anima. Fu ingannata e sfruttata miseramente dall'amante, artista dal tocco potente, ma imprigionato dai manierismi accademici, che firmò come sue, opere completate da lei.

Camille morirà nel 1943, nell'ospedale psichiatrico vicino ad Avignone, dopo trent’anni, lasciando sculture di sconvolgente bellezza visionaria.

Quasi dimenticata per quarant’anni, viene rivalutata dai critici, grazie a un libro (Une femme di Anne Delbée, Presses de la Renaissance, 1982) e a un film (Camille Claudel, regia di Bruno Nuytten, con Isabelle Adjani e Gerard Depardieu, 1988).


L’immagine raffigurata da "La valse" è opera visionaria e inquietante che vibra, e fa vibrare, d'angosciosa emozione. I due corpi tesi, avvinti, fusi in uno spasimo che ha una dimensionalità di sconvolgente bellezza, recando in sé qualcosa di tragicamente sospeso. Angosciante espressione di un attimo assoluto, e perciò, fragile e insostenibile.

Attimo effimero ed eterno. Al di là del quale, s'intravede il baratro mortale dell'estremo, della passione distruttiva. Passione che infiamma quelle anime, quei corpi fusi, percorsi da un fremito musicale e terribile.

Lei è senza sostegno, nel turbine, appoggiata alle braccia possenti di lui, totalmente in balia della morsa, che l'accende e la divora. Così era Camille, sperduta senza di lui, che l’ha amata, sfruttata e abbandonata, senza che lei avesse consapevolezza delle sue superbe capacità artistiche negate, ancora una volta, da realtà culturali e barriere sociali, che consegnano il genio e il coraggio delle donne alla crudeltà, la mistiificazione, lo sfruttamento e la follia. Donne uccise due volte, nell'inganno e nell’oblio.

L'opera L'età di mezzo, bronzo, 1899 – 1913,ben rappresenta il sentimento di Camille per Rodin, che per lei era stato tutto e lui tutto le aveva preso …

Nel primo progetto dell’opera questo gruppo di tre figure - vecchiaia, età di mezzo, giovinezza- appariva fisso e immobile.

E'sconvolgente la versione definitiva, del 1898, che esprime nel movimento una drammaticità così lacerante da diventare sonora: un urlo d’angoscia!

La giovane donna inginocchiata, conosciuta come L'implorante (1894), è l’immagine stessa di Camille alla rottura con Rodin, integrata in una composizione più vasta e drammatica.

Qui ella resta isolata e le sue mani non riescono più a raggiungere quelle dell'uomo, come accadeva nel primo progetto. Il contrasto tra le vivide figure, lisce e nude, e le pieghe tormentate dei drappeggi, fanno di quest’opera un'allegoria visionaria del tempo, dell’abbandono e della morte, nel senso più ampio di perdita, non riparabile.

E’ un’opera che rivela l’anima e il tormento dell’artista e della donna ferita, oltraggiata, colpita nelle pieghe d’anima più recondite, in quello che per lei era respiro.

E un urlo di dolore sovrumano si libra nell’aria e grida al mistero della vita, al di là delle false apparenze. Ecco l’anima, in un urlo di metallo che penetra la carne. Indicibile emozione…

Copyright©grazia longo

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